Acerenza, l'antica Acherontia cantata da Orazio, sorge ad oltre ottocento metri sul livello del mare su una rupe arenaria, a cavallo tra il fiume Bradano ed il suo affluente Fiumarella. La città divenne colonia romana nel periodo repubblicano e poi municipium in quello imperiale: a tale periodo risalgono l'epigrafe ed il busto dedicato all'imperatore Giuliano detto l'apostata del Senato Acheruntino, conservati presso il museo della Cattedrale. Con la caduta dell'impero romano fu roccaforte dei Goti e successivamente dei Longobardi che la fortificarono.
Tra la fine del VII e gli inizi del XII secolo conobbe il periodo più glorioso della sua storia, sia sul piano religioso che politico. Il Vescovo Leone II (776-799), fatta costruire una nuova e più grande cattedrale, vi accolse le spoglie del Santo Vescovo e martire Canio, da allora patrono della città. In quegli anni Acerenza fu capitale del più vasto Gastaldato del Principato longobardo di Benevento.
Con il Concilio di Melfi del 1059 il vescovo di Acerenza Godano, monaco clunyacense (1059-1061), artefice dell'accordo tra il Papato ed i Normanni (che si erano succeduti ai Longobardi nel dominio del Mezzogiorno d'Italia), ottenne il titolo di Arcivescovo con giurisdizione ecclesiastica sulle sedi vescovili di Potenza, Tricarico, Tursi, Venosa e Gravina. Con i generosi finanziamenti di Roberto il Guiscardo iniziò la costruzione di una nuova ed imponente cattedrale. Tuttavia, fu Arnaldo abate di Cluny che, nominato Arcivescovo nel 1067, continuò i lavori per mezzo di maestranze locali dirette da architetti francesi, i quali vollero ispirarsi all'abbazia benedettina di Cluny. Nel 1080 lo stesso Arcivescovo consacrò solennemente il nuovo tempio dedicato a Santa Maria Assunta ed a San Canio.
A seguito del matrimonio di Costanza, regina normanna, con Enrico VI di Svevia, l'Italia meridionale passò sotto il dominio svevo ed Acerenza si schierò con i nuovi sovrani contro il Papato diventando una roccaforte ghibellina alla cui testa fu posto Galvano Lancia, zio del Principe Manfredi. Seguì il dominio degli Angioini e degli Aragonesi. Re Ferdinando d'Aragona liberò la città dalla soggezione baronale rendendola libera e demaniale e nel 1476, in segno di riconoscimento per la devozione mostratagli, donò ad Acerenza un nuovo stemma ed invitò ufficialmente tutta la cittadinanza al matrimonio della figlia con il Re d'Ungheria.
Ma nel 1477 Acerenza perse il privilegio di città demaniale e fu acquistata dal nobiluomo Mazzeo Ferrillo, esponente della municipalità napoletana e conte di Muro Lucano. Durante il governo dei Ferrillo la città fu in gran parte ricostruita ed ampliata e la cattedrale riedificata, avendo subito gravi danni con il terremoto del 1456. Vi fu anche una ripresa delle attività artistiche: agli inizi del nuovo secolo Giacomo Alfonso Ferrillo commissionò al maestro architetto Pietro di Muro Lucano la cripta che si trova sotto l'area presbiteriale, portata a compimento nel 1524 ed abbellita negli anni successivi con affreschi di Giovanni Todisco da Abriola.
.... QUICUMQUE CELSAE NIDUM ACHERONTIAE ....
Nel 1531 venne nominato arcivescovo della città Giovanni Michele Saraceno, uomo di profonda cultura artistica e dottrinale tanto da prendere parte attiva ai lavori del Concilio di Trento. Egli si adoperò per la ricostruzione del campanile della cattedrale affidando i lavori allo stesso maestro Pietro di Muro Lucano, esecutore anche dell'edicola in pietra dedicata al SS. Sacramento voluta da Sigismondo Saraceno, nipote di Giovanni Michele, succedutogli sulla cattedra episcopale nel 1557 a soli venticinque anni. Il giovane arcivescovo proseguì l'opera di abbellimento della cattedrale commissionando al pittore Antonio Stabile il grande polittico della Madonna del Rosario e due tavole raffiguranti l'ultima cena e la deposizione, incastonate nell'arco formato dall'edicola in pietra.
Nel XVII secolo Acerenza seguì la sorte delle numerose città feudali del regno passando sotto il dominio di varie famiglie: dagli Orsini, in seguito alle nozze di Beatrice Ferrillo, ai Pinelli che l'acquistarono nel 1563 con Galeazzo, il quale nel 1593 conseguì il titolo di Duca, ai Pignatelli Pinelli Ravaschiero y Almerich. Nel periodo napoleonico Acerenza fu sede del giudicato di pace e capoluogo di circondario.
Fonte: ADSI di Basilicata